Attrice, autrice e regista teatrale, scrittrice e giornalista.

“Plastic free. Noi siamo la materia”. “Il filo di Arianna” è stato teso

plastic
Anna Maria Bruni

“Plastic free. Noi siamo la materia”. Il laboratorio teatrale “L’altra di me” di Spazio Libero in scena. Il video dello spettacolo

 

Due giorni di cultura per cambiare la cultura. Scrittura, musica e teatro, per tirare “Il filo di Arianna” con il laboratorio teatrale con cui ho voluto questo progetto. Ma in realtà per cominciare un progetto più ampio, per coinvolgere tutte le realtà che fanno teatro con le donne, negli Spazi Donna, nei centri antiviolenza, nelle case famiglia, e dovunque le donne lavorano per ricostruirsi e uscire la tunnel della violenza, per per far sentire la loro voce, perché sono più che certa che questa è l’eco più forte per arrivare alle orecchie di altre donne. Quelle che credono di essere sole, che non sanno dove andare, come ricominciare, come ricostruirsi, quelle che non sanno a chi rivolgersi.

 

Per dire loro che ci siamo, Ni una menos, per dire loro Hermana Yo te creo, e per farlo dire alle donne che già sono insieme, che questo percorso lo hanno già imboccato, o che stanno insieme per prendersi questo momento tutto per loro insieme ad altre donne.

 

“Il filo di Arianna” è stato il primo passo. E lo è stato “Plastic free. Io sono la materia, la CorpoReAzione (non intendo più usare la parola spettacolo, troppo associata all’intrattenimento) che ho scritto sulla base del lavoro di laboratorio; il primo passo perché una volta di più ho avuto la conferma che il percorso attraverso il quale le donne cominciano ad assumere consapevolezza, e a trovare ‘sorellanza’ e a liberarsi comincia rompendo un sistema di relazioni competitivo che troppo spesso anche le donne perpetrano, e sulla base del quale si fanno la guerra fra loro, anche per evitare di guardare in faccia la loro stessa sofferenza, le difficoltà, la paura di cambiare. L’ennesima “guerra tra poveri”, l’ennesimo divide et impera utile a perpetrare la cultura patriarcale. Invece ciascuna può essere specchio dell’altra, perché in tutto ciò che noi siamo possiamo ritrovare l’altro, e scoprire di poter ricomporre un corpo unico, ricomponendo se stesse, rompendo con un sistema capace di produrre alienazione da se stessi.

 

E nonostante ci abbiano impedito di realizzarlo in presenza persino prima che uscisse l’ultimo dpcm di ieri 25 ottobre che nomina esplicitamente la chiusura dei teatri, nonostante questo, siamo certe di avere ingranato la marcia. E’ un primo passo, anche perché se è vero che le visualizzazioni sono state ben 350,  più di quante sarebbero state le persone in presenza, so che l’intento con cui ho proposto il progetto alla Regione Lazio è stato raggiunto solo in parte, perché altro sarebbe stato poterlo pubblicizzare nel quartiere e aprire le porte alle donne che lo abitano.

 

Ma è stato un passo obbligato, non mi fermo certo qui. Sono pronta a proiettare sui muri dei cortili di San Basilio questa CorpoReAzione, che è essa stessa il progetto. Riappropriarci dei nostri corpi per liberarci, e urlare piene di gioia come quando eravamo ragazzine: “Tana libera tutti!”

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