E’ stato scritto tutto e il contrario di tutto su Marilyn Monroe: la più sexy, la diva, capricciosa, depressa, instabile, umorale, ritardataria, pazza. Un ottimo quadro per costruire un suicidio più che realistico. Nell’ambito di una cultura raccontata dagli uomini.
Ma non secondo la versione delle donne, per le quali quelle caratteristiche sono i segnali di un disagio profondo verso questa cultura, sono le reazioni di ribellione alla sua sopraffazione da chi non trova sponde – neanche tra gli amici, e in totale solitudine non riesce a mettere a fuoco la consapevolezza necessaria per chiamare le cose con il loro nome e denunciare.
Quello di Marilyn è il tormento che non può smettere di scuoterci, e che ora si prende la scena per dire senza interpreti come stanno le cose. Con la sua parola poetica, la sua vita reale prende forma e occupa lo spazio, uscendo una volta per tutte da un’idea di colpa e di giustizia che non cambia mai la sostanza della Storia.
Quello di Marilyn è un femminicidio per eccellenza, come lo è quello di Desdemona. E’ il delitto capitale: l’eliminazione dell’altro per evitare di affrontare se stessi. Una spirale che va fermata mettendo a fuoco un altro modo di stare al mondo, di cui la poesia e il jazz, parti costitutive della vita di Marilyn, sono già chiaro segno.
E come tali, nello stesso segno di ciò che lei ha incarnato, non potevano che costituire la forma e la struttura del testo.
Primo studio venerdi 23 marzo 2018 ore 21
Teatro Ygramul- Novenoveposti, Via Nicola Maria Nicolai 14
Per informazioni: info@novenoveposti.it – 347 330 5937
Biglietti: € 8 (calice di vino e tessera inclusi, fino a 15 con il buffet)
a seguire buffet e DJ set “Le donne nel jazz” a cura di Lucie Q Djette