VECCHIE PASSIONI

Agosto 22, 2023 0 Comments

di MariaTeresa Pindilli

All’improvviso, dal fondo di un cassetto in un vecchio armadio del quale mi volevo disfare, sono saltate fuori le tue lettere.

Sparse, anzi sparpagliate, non legate con un nastrino come ci si aspetterebbe per qualcosa di caro da conservare, no, buttate alla rinfusa sotto altre lettere senza importanza, in mezzo a biglietti di spettacoli teatrali e concerti, quello di Peter Gabriel, quello di Sting, qualche busta senza francobollo, regalato magari a mio fratello che collezionava di tutto.

Non mi aspettavo di trovarle lì e la vista della tua grafia mi ha graffiato il cuore; mi ha ricordato un’epoca lontanissima dai computer e dai cellulari in cui, per avere tue notizie mentre facevi il militare, dovevo aspettare l’arrivo del postino perché un’interurbana sarebbe costata troppo per le tue finanze da sopravvivenza.

E le ho rilette, dopo tutti questi anni, con una tenerezza molto vicina al pudore.

Dentro di loro ti ho ritrovato: ho ritrovato il tuo scoramento e la tua rabbia malcelata per una situazione coatta che non riuscivi a comprendere e che, sentivi, ti levava dignità e volontà. Ho ritrovato il desiderio forte di cambiare qualcosa anche in una situazione che non lo rendeva quasi possibile.

Ho “risentito” la tua passione, quella che conoscevo bene: quella che ti faceva alzare all’alba per andare a parlare dei loro diritti agli edili prima che entrassero a lavorare nei cantieri; quella che ti aveva convinto, senza esitazione, ad ospitare a casa tua una esiliata cilena con il suo bambino piccolo, per due anni dopo il golpe. Ti ho rivisto fare salti mortali, piroette e ruote sulla strada sotto casa tua perché il bambino, a casa con la febbre, ti vedesse dalla finestra e sorridesse.

La passione che ti aveva fatto imparare il francese in tre mesi perché lavoravi con alcuni palestinesi che conoscevano quella lingua e tu volevi comprenderli.

In ogni giorno della nostra storia questa passione ti ha guidato verso il progetto di una vita migliore.

Ma, soltanto oggi, nelle tue lettere ho scoperto anche altro.

Dietro una frase, dietro un aggettivo, c’è il desiderio appena accennato, di amarmi veramente, con la stessa determinazione di tutte le tue altre scelte. Dov’era questa passione allora? Perché non abbiamo avuto il coraggio di urlarcelo, con la forza con cui urlavamo gli slogan nelle innumerevoli manifestazioni, che ci amavamo, che avevamo bisogno l’uno dell’altra. Perché non abbiamo aperto la porta al figlio che timidamente avrebbe bussato alla nostra vita?

Nelle mie lettere di risposta, lo ricordo benissimo, parole di conforto, di solidarietà, l’amore appena accennato con una inconcepibile riservatezza. Come se nei nostri cuori ci fosse posto per un’unica passione alla volta, o meglio, come se riuscissimo a riconoscere una sola passione alla volta. E per noi, allora, quella non poteva essere l’amore.

Eppure avrei voluto, oh se avrei voluto, dirti che mi mancavano il profumo dei tuoi capelli, le tue mani grandi, la tua voce roca quando cantavi, il tuo modo di reggere la sigaretta con la mano quasi tesa, l’ilarità improvvisa e contagiosa per le battute sceme. Avrei voluto dirti che mi voltavo per strada ogni volta che incontravo qualcuno che aveva il tuo stesso passo morbido, che ti sognavo la notte e la mattina dopo mi vergognavo di quello che avevo sognato. Che andavo a trovare tua madre solo per poter affondare il viso nelle tue giacche e respirare il tuo dopobarba.

Avrei voluto dirti (vietato, vietatissimo) che le serate con gli altri compagni, nelle trattorie fumose a parlare del futuro, mi sembravano vuote senza te. Che un po’ (questo davvero era indicibile) mi sentivo…a metà. Ti avrei voluto dire: “ti prego, rimani” il giorno che sei partito per il Nicaragua dove ti saresti fermato un anno (e sapevamo tutti e due che questa separazione sarebbe andata ben oltre quell’anno) ed invece all’aeroporto ti ho abbracciato sorridendo e, mettendomi un pezzo di sigaro all’angolo della bocca, ho scherzato dicendoti “hasta siempre!” e ti ho lasciato andare.

Adesso queste lettere sono chiuse in un altro cassetto, finalmente legate con un nastrino rosso (e di quale colore, sennò?). Ricordano e ricorderanno ancora vecchie passioni ma mai, mai passioni vecchie.

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