Attrice, autrice e regista teatrale, scrittrice e giornalista.

Il blues universale di Marilyn

Ella and me
Anna Maria Bruni

Il corpo poetico torna con i segnali di dissonanza tra ciò che dà senso alla vita e ci fa dire umani e una realtà devastante, intersezione tra sessismo e guerra. Una poesia di Marilyn e il doc “Save Gaza” ce lo dicono: non c’è differenza Il testo completo in scena venerdi 5 aprile alle 21 al Teatro Aniene, Roma

com’era vestita”, “è lei che ha provocato”, “voleva ribellarsi”... quanto ancora oggi serpeggiano queste insinuazioni che infamano le donne che subiscono violenza? Per quanto si faccia, se poi si guarda l’immagine patinata di Marilyn sono tanti ancora a vederla con il filtro di quelle affermazioni. Ma se c’è una donna simbolo della capacità della violenza patriarcale di scaricare le sue responsabilità pur di mettere al bando tutto ciò che esonda le regole per il mantenimento dell’ordine costituito, tanto da arrivare al femminicidio, questa è Marilyn.

Ma anche questa volta “Desdemona è tornata”, per affermare il suo punto di vista. Che non è un punto di vista individuale, perché racconta ciò che per la storia delle donne è universale, ovvero un altro paradigma fatto di rispetto, comprensione del profondo, riconoscimento della persona nel suo modo di essere a cominciare proprio dal gusto, dall’allegria di un’esuberanza che nulla ha a che vedere con la cultura sessista che il maschilismo pretende di leggere come disponibilità.

Una subcultura utile a reprimere le donne ricacciandole nel ruolo definito dal potere, che pretende l’alienazione come modalità decisiva per continuare ad alimentare un sistema di sopraffazione. E allora scopriamo che proprio contro questa modalità Marilyn si è battuta per affermare la sua autonomia, difendendo la sua integrità attraverso la quale non ha mai smesso di riconoscere quanto quella cultura pornografica fosse la stessa che alimenta le guerre, distruzione dell’umanità nella sua etica, nella sua libertà, fino alla sua corporeità. La stessa logica criminale del femminicidio. Non c’è differenza.

E se per un momento il desiderio di ritrovare sə stessə cerca di lasciar fuori dalla porta ciò che accade nel mondo, “ciò che accade nel mondo è come se accadesse a te” dice, ripetendo a più riprese una battuta de “Gli spostati”, il film che Arthur Miller scrisse cucendolo su di lei. E quel che accade nel mondo, allora come oggi, entra prepotentemente nel suo spazio, invadendolo, e facendole ritrovare la sostanza della sua denuncia: è solo come scegliamo di vivere a determinare il cambiamento.

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