Un reading per festeggiarne la riapertura, e cucire insieme la memoria e il presente con la creatività della beat generation, generata dal bisogno di uscire dal conformismo, insieme al jazz be bop. Segnali di libertà creativa: come la cultura può generare cambiamento.
Veste nuova per la memoria del presente. Memoria del fascismo, forse neanche più così connessa, perso il significato dell’acronimo “GIL” con quell’EX che lo precedeva, e con cui veniva liquidato mentre si faceva spazio nei cuori di noi montesacrini Ferdinando Agnini a cui era stata dedicata.
L’occupazione di Roma e le conseguenze nefaste che aveva provocato ovunque, fino all’epilogo della strage delle Fosse Ardeatine, non poteva non essere fermato a perenne monito, e lo dico senza retorica.
Per questo ho voluto mettere in scena lo spettacolo del secondo anno del laboratorio SPAZIO LIBERO proprio in questa sala. “Spirale: il limite e il potere” si adattava perfettamente alla suggestione del luogo, e con esso mi sembrava di rendere il mio personale omaggio a Ferdinando Agnini, e con lui alla memoria dei 335 uomini, adulti e ragazzi, sterminati dalla follia vendicativa nazista.
Era vent’anni fa, un tempo che trasforma il passato in memoria, e mi costringe a fermarmi e a ripercorrere le tappe che mi avevano portato a quel risultato, e poi di nuovo a trasformarlo in tappa del percorso successivo.
Fino a qui, vent’anni dopo, con altri spettacoli ma anche tanta ricerca, e tanta scrittura, anche giornalistica e non solo drammaturgica. Ma quando “l’araldo” ha annunciato che si stava organizzando l’inaugurazione della Sala Agnini restaurata, non ho potuto resistere: non potevo non far parte degli attori che l’avrebbero onorata.
E di nuovo doveva avere un ruolo la memoria: ma questa volta di anni vitali, sovversivi dell’ “ordine del discorso” e di tutto ciò che è ripetitivo: il rovesciamento della catena di montaggio, del consumismo e del conformismo cresciuto fra le note di un jazz scomposto nel be bop, e fra le righe di una letteratura che trasformava le parole in azione con la beat generation.
Il 21 ottobre alle 17,30 il mio reading spanderà i ritmi lenti sincopati frenetici e poetici – comunque imprevedibili, questo è il punto – di un’epoca che ha rotto gli argini della “normalità” portandoci dentro a pieno titolo ciò che davvero connota l’uomo: il desiderio, la fame, il cuore, la pancia, i sensi, percettori di realtà autentica a dispetto del filtro perbenista necessario alla divisione in classi, colore, genere, possesso, radici, confini.
Una valanga vitale che allora si è vissuta senza la consapevolezza della sua forza, e che per questo ha potuto essere irreggimentata divisa e perciò soffocata da una politica molto poco libertaria e largamente autoritaria, persino nella sua ortodossia “comunista”. Ma di comunismo ha ben poco qualcosa che intende la politica come esercizio sopraffattivo del potere. Un mantra, che soverchiando quello ginsberghiano del “Re di maggio” ancora ci tormenta quotidianamente.
Dunque smettiamo di farci ossessionare, e liberiamo tutte le nostre energie vitali con la risata che li seppellirà. Anche Marx tornerebbe a ridere. Chi lo ha letto davvero lo sa, e lo vedrà gongolare seduto in disparte, accanto a William perché sì, c’è anche lui sempre a coprirmi le spalle, soffiando il monito di Amleto finché la memoria torni chiara per tutti gli astanti: “Ci sono molte più cose in cielo e in terra Orazio, di quante non ne conosca la tua filosofia”… lo sentirete soffiare fra le righe dei versi, fra i suoni, nella riga dell’ombra dell’aletta dello spot di luce che accompagnerà la mia voce.
(3) Commenti
Sempre affascinato dalle parole che scorrono ma vanno rilette per vedere meglio quanto tanto c’è sotto
Fa piacere sapere che arrivano, tanto da aver voglia di rileggere per scavare a fondo
[…] domenica con i versi e i suoni del be bop e della beat generation, la sala si apre per ospitare il gioco del teatro attraverso nuovi corsi e […]